PART OF A BIGGER PLAN. CONNECTING THE DOTS BACKWARDS.
One thing I only came to realize upon finishing my fifth record is that each of the five, strongly conceptualized albums, was deeply reflecting a new stage of a forward-moving inner journey. After some time, each record began to fit into a very specific place on a rather spontaneous timeline. Nothing I’ve intentionally planned at all, really. My work as a music producer started in 2016, with my debut EP ‘The Journey Tapes’. I clearly had no idea this would be the start of an actual ‘discographic journey’. Since then, all of my works have been purely informed by personal experience and growth. Wandering around Europe was fuel for my object of investigation: ‘finding Home’. To be clear, this is not about a geographical or physical home, but rather about something I knew existed and that I could only grasp very briefly, at times. Even now, I’m not sure I can put this into words, because it’s ultimately all about feeling it. Nevertheless, I’ll try. My fellow national readers would surely be accustomed with Italian Maestro Franco Battiato’s famous song about seeking for “a permanent center of gravity”, which (and now here’s me paraphrasing him) allows you not to swing in between opinions about people, things, situations, etc. More specifically, a lifeline to get out of the rapids of time and duality. An inner place to always fall back to, no matter what happens outside. And I find it quite ironic that I’ve only managed to find my ‘center’ (which I like to call “home”) during times of most uncertainty and pain, living far away from home, in the midst of two lockdowns and under the threat of an upcoming war.
In a way, it’s almost as if I have found home in serendipity. “Bad” instances turning into “good” fuel, a huge load of raw material to work with. I felt a strong, natural call to stop for a minute and just listen. My biggest inspiration was the trees bent by gusts of the winter wind that I could see from my window, back in Hamburg. The storm always passes by, the trees bend but they don’t break, they stay right there, they let things be. Acceptance of whatever situation came by (I was under a lot of stress back then) was the key, and I’ve progressively insisted on this direction as a leap of faith. There are no guarantees in life, and again, this kind of uncertainty saved me (I should probably say it keeps saving me, as the process is never ending).
In writing my previous album, “Grains of Gold”, during a 7 months lockdown, one of the feelings I specifically recall is a strong pull back to my own roots, these being deeply set on a beautiful island: Sardinia. In my track “Drawn Ashore”, I was almost already anticipating the effect of a figurative force of gravity on my inner world. I like thinking that the seed for my next work had been planted then, and thinking backwards, I now see each record as a standalone statement of my personal evolution, as well as the foundation for the next stage to come.
In my latest record, ‘Gravity’, the last decade of my life is condensed into 5 chapters of a story that starts with the process of moving back to Sardinia, after 9 years away. ‘Mooring’ back to my dearest shores immediately showed its inevitable friction, which I’ve named ‘Højvande’ (a Danish word that stands for high tide). Such friction soon enough revealed itself to be the yearning for a state where my deepest self is allowed to express itself fully, despite the high tide (traditionally, water is used as a metaphor for emotions). With the utmost urgency, I needed to let my self-expression and creativity flow through the high waves. I then naturally started letting go of certain habits, people, situations that weren’t useful to my development any longer. A part of me was literally dying, and some other part of me was mourning and grieving for it. This process of ‘Dissolution’ helped me letting go of a tight hold that was preventing me from expressing myself fluently. And my track ‘On Eloquence’ is indeed a celebration of having regained my self-expression, for now and again. Don’t get me wrong, having regained my eloquence doesn’t mean the journey is over! Knowing what and where ‘Home’ is, is not the end of it, but rather the beginning of something new and exciting. The story of what I’ll find along the way – but most importantly, inside myself - lies between the dots I’ll connect backwards in the near future.
Meet the Author
Composer, producer and wanderer at heart, besides former pilot, Ed Carlsen plays both guitar and piano. An interest in production led him to a degree in Music Technology at the London College of Music, where sound design and composition for film and visual media merged, combined with an unconventional approach to music instruments. Growing up on an Island, Sardinia, he has always been a dreamer of faraway places and people, of a world to be explored. From his debut EP “The Journey Tapes” from 2017, to his latest album “Gravity”, each one of his releases was written and recorded in different cities, contexts and perceptions.
ITALIANO
Una cosa che ho capito solo dopo aver finito il mio quinto disco è che ciascuno dei cinque album, fortemente concettualizzati, rifletteva profondamente una nuova fase di un viaggio interiore in avanzamento.
Dopo un po' di tempo, ogni disco ha iniziato a inserirsi in un luogo molto specifico, lungo una linea temporale piuttosto spontanea. Niente che avessi pianificato intenzionalmente, davvero.
Il mio lavoro come produttore musicale è iniziato nel 2016, con il mio EP di debutto “The Journey Tapes”. Chiaramente non avevo idea che questo sarebbe stato l’inizio di un vero e proprio “viaggio discografico”. Da allora, tutti i miei lavori sono stati puramente influenzati dall'esperienza e dalla crescita personale.
Girovagare per l’Europa è stato il carburante per il mio oggetto di indagine: “trovare casa”. Per essere chiari, non si tratta di una sede geografica o fisica, ma piuttosto di qualcosa che sapevo esistesse e che potevo cogliere solo molto brevemente, a volte. Anche adesso, non sono sicuro di poterlo esprimere a parole, perché alla fine si tratta solo di sentirlo. Ciononostante, ci proverò.
I miei connazionali saranno sicuramente conosceranno la famosa canzone del Maestro italiano Franco Battiato sulla ricerca di “un centro di gravità permanente”, che (ed eccomi qui a parafrasarlo) permette di non oscillare tra opinioni su persone, cose, situazioni, ecc. Più nello specifico, si tratta di un'ancora di salvezza per uscire dalle rapide del tempo e della dualità. Un luogo interiore a cui fare ritorno sempre, qualunque cosa accada fuori.
E trovo piuttosto ironico che io sia riuscito a trovare il mio "centro" (che mi piace chiamare "casa") solo durante i momenti di maggior incertezza e dolore, vivendo lontano da casa, nel mezzo di pandemie e sotto la minaccia di una guerra imminente.
In un certo senso, è quasi come se avessi trovato casa nel concetto di “serendipity”. Situazioni “negative che si trasformano in carburante, un enorme carico di materia prima con cui lavorare. Ho sentito un forte, naturale richiamo a fermarmi per un minuto e semplicemente ascoltare. La mia più grande ispirazione sono stati gli alberi piegati dalle raffiche di vento invernale che potevo vedere dalla mia finestra, ad Amburgo. La tempesta passa sempre, gli alberi si piegano ma non si spezzano, restano lì, lasciano che tutto accada. L’accettazione di qualunque situazione si presentasse (all’epoca ero molto stressato) era la chiave, e ho progressivamente insistito su questa direzione come un atto di fede. Non ci sono garanzie nella vita e, ancora una volta, questo tipo di incertezza mi ha salvato (probabilmente dovrei dire che continua a salvarmi, poiché il processo non finisce mai).
Nello scrivere il mio album precedente, “Grains of Gold”, durante un lockdown di 7 mesi, uno dei sentimenti che ricordo in particolare è un forte ritorno alle mie radici, essendo queste profondamente legate a una bellissima isola: la Sardegna. Nel mio brano “Drawn Ashore” stavo quasi già anticipando l’effetto di una forza di gravità figurativa sul mio mondo interiore. Mi piace pensare che il seme per il mio prossimo lavoro sia stato piantato allora e, ripensando al passato, ora vedo ogni disco come una dichiarazione a sé stante della mia evoluzione personale, nonché come la base per ogni fase successiva.
Nel mio ultimo disco, “Gravity”, l’ultimo decennio della mia vita è condensato in 5 capitoli di una storia che inizia con il processo di ritorno in Sardegna, dopo 9 anni di lontananza. L’”ormeggio” alle mie coste più care ha subito mostrato i suoi inevitabili attriti, che ho chiamato “Højvande” (una parola danese che significa alta marea). Tale attrito si è presto rivelato essere il desiderio di uno stato in cui il mio sé più profondo potesse esprimersi pienamente, nonostante l’alta marea (tradizionalmente, l’acqua è usata come metafora delle emozioni). Con la massima urgenza, avevo bisogno di lasciare che la mia auto-espressione e la mia creatività fluissero attraverso le onde alte. Poi ho iniziato naturalmente a lasciare andare certe abitudini, persone, situazioni che non erano più utili al mio sviluppo. Una parte di me stava letteralmente morendo, e un'altra parte di me era in lutto e addolorata per questo. Questo processo di “dissoluzione” mi ha aiutato a lasciare andare una stretta presa che mi impediva di esprimermi fluentemente. E il mio brano “On Eloquence” è davvero una celebrazione del fatto di aver riacquistato la mia auto-espressione, in quel momento e tuttora. Non fraintendetemi, aver riacquistato la mia eloquenza non significa che il viaggio sia finito! Sapere cosa e dove si trova la “casa” non è la fine, ma piuttosto l’inizio di qualcosa di nuovo ed eccitante. La storia di ciò che troverò lungo la strada – ma soprattutto dentro di me – sta tra i punti che collegherò a ritroso nel prossimo futuro.
Sull’Autore
Compositore, produttore e vagabondo nell'animo, oltre ad essere un ex pilota, Ed Carlsen suona sia la chitarra che il piano. L'interesse per la produzione lo ha portato a conseguire una laurea in Tecnologia Musicale presso il London College of Music, dove ha unito il sound design alla composizione per film e media visivi, combinati con un approccio non convenzionale agli strumenti musicali. Cresciuto in un'isola, la Sardegna, è sempre stato un sognatore di luoghi e persone lontane, di un mondo da esplorare. Dal suo EP di debutto “The Journey Tapes” del 2017, al suo ultimo album “Gravity”, ciascuna delle sue uscite è stata scritta e registrata in città, contesti e percezioni diverse.